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Così aggraziato attorno al vuoto Danza bianca vicino all'acqua nera Arthur Karimov Sto guardando un bambino nell'ingresso. Per il bambino e sua madre. Ma dentro c'è solo vuoto... Non c'è lo stupore familiare, quasi sacro, che provo quando guardo una coppia madre e figlio. Non c'è tenerezza, gioia, riempimento d'amore, solo vuoto. Un tale vuoto, quando non c'è niente intorno, quando non c'è nessuno, né suoni, colori, luce, né connessioni e nemmeno sentimenti. Di fronte a me c'è una coppia in cui il bambino ha un disturbo dello spettro autistico. Il mio compito è riempire questo vuoto con presenza, suoni, luce, sentimenti, stabilire connessioni tra loro. Tutto quello che ho è lo spazio in cui siamo tutti, la capacità di tutti noi di muoverci e la sensazione di vuoto. E il tempo, per riempire il vuoto, richiederà molto tempo: sei mesi, un anno, diversi anni. Tutto qui è individuale. Spazio, movimento, sensazione di vuoto, tempo: da un lato questo non basta, dall'altro è sufficiente, più che sufficiente mi aggrappo a questo vuoto, lo ascolto, lo ascolto e inizio spostarsi accanto ad esso, ripetendo i movimenti del bambino. Danza accanto al vuoto. L'ingresso è ancora chiuso per me. E cerco di mantenere dentro di me una presenza chiara di questo vuoto accanto a me. Così inizia per me la terapia con una persona autistica o con un bambino con disturbo dello spettro autistico. Poi lo insegnerò a mia madre, più tardi, molto più tardi, ci sarà una danza insieme a questo vuoto, poi dentro di esso. E questo è già riempire il vuoto con la propria presenza, già questo NON è vuoto. Ma tutti abbiamo molta strada da fare prima di questi momenti meravigliosi: 6 mesi, un anno, quando sembra che non succeda nulla, quando sono richieste pazienza e comprensione, non si possono fare passi e movimenti improvvisi, bisogna essere sensibili e ascoltare il minimo cambiamento nelle condizioni del bambino. E poi il lavoro certosino di riempire il vuoto. Inizieremo a raccogliere poco a poco i momenti in cui il bambino è in contatto sufficientemente buono con la madre. Raccogli in ciò che viene chiamato comunicazione, comunicazione. E questo avviene attraverso il movimento, la danza della madre, del bambino e del terapeuta. Perché? Il corpo e il movimento sono spesso l'unico mezzo di comunicazione disponibile in questo caso, un mezzo che permette di ristabilire connessioni con il mondo esterno. Così nascono danze attorno al vuoto, insieme al vuoto, al suo interno. E i risultati? Esistono, in coppie molto specifiche. Ce ne sono e ce ne saranno di più, basta avere pazienza e fede, coraggio e forza. E apriti al vuoto. Cordiali saluti, Irina Kustova Danzaterapeuta