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Ricordo con orrore la preparazione per l'esame di neuropatologia (chi l'ha fatto capirà). Quando leggi tonnellate di letteratura specializzata, e alla fine ti senti permanentemente come se vivessi nel cervello di qualcuno, e per giunta non molto sano (il che, tra l'altro, è incredibilmente (letteralmente) interessante, ma a volte è come vuoi uscire da questo cervello e prendere una boccata d'aria fresca ). Trovandomi alla mostra dell'artista giapponese Yayoi Kusama al Museo d'Arte Moderna di Tel Aviv, mi sono immerso impercettibilmente proprio in quello stato d'animo. Il suo lavoro evoca una strana sensazione. L'artista Kusama sembra essere completamente libera, mentre la persona Kusama è rinchiusa in un labirinto inquietantemente infinito di allucinazioni e allusioni. All'inizio della sua carriera creativa nella sua città natale (è nata a Matsumoto nel 1929), Kusama è stata marchiata di vergogna. e furono addirittura esclusi dal registro dei diplomati della scuola natale. E ora ha un museo personale a Tokyo. Una delle sue opere è stata venduta all'asta per 5,1 milioni di dollari. Fortunatamente, Kusama visse abbastanza da vedere il momento del riconoscimento (a differenza di Van Gogh e di molti altri artisti che furono riconosciuti come grandi dopo la morte). Yayoi Kusama ha una diagnosi psichiatrica e, tra l'altro, è stato lo psichiatra a consigliarle di dedicarsi alla pittura (oltre alla farmacoterapia) per distrarla dai pensieri suicidi (e questo in un momento in cui nessuno aveva veramente sentito parlare di arte Dopo la mostra di Kusama ho visitato la mostra principale del Museo d'Arte Moderna di Tel Aviv (è famoso per la sua meravigliosa collezione di impressionisti). Se leggessi le biografie degli artisti presentati lì, sarebbe molto più divertente studiare da loro la psicopatologia (secondo me, una buona idea per un libro di testo, camminando lungo i dipinti di Gauguin e Van Gogh, ho pensato che forse a volte). la natura toglie un po 'di mente ai geni in modo che non abbiano così paura di creare, di rimuovere i freni, per non sprecare le loro energie riflettendo sul feedback. Non solleverò l'eterna domanda sulla norma e non sulla norma? , sul trattare o non trattare. Alla fine, il mondo intero conosce il nome di Kusama, ma resta sconosciuto lo psichiatra che le consigliò di prendere in mano il pennello)) Eppure, in questo contesto, non posso fare a meno di ricordare i versi del non così famoso poeta Vadim Shefner : “Ucciderai la tristezza, ma con lo stesso scatto e la stessa gioia, forse la ucciderai»