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Ogni volta che vengo nella nostra casa di campagna e pulisco la neve al cancello, divento non solo testimone, ma anche partecipante involontario di un simile dramma. Nicole, il cane del vicino, un pastore tedesco di dieci anni intelligente e amante della pace, che sempre indaffarato e lento mi viene incontro non appena la mia macchina appare dietro l'angolo (sa che sto portando dei regali), all'improvviso, appena prendo in mano una pala e comincio a lanciare la neve si trasforma in un mostro, si avventa sulla pala come se fosse il suo peggior nemico e abbaia a squarciagola. All'inizio pensavo che giocasse così. Sta seduta tutto il giorno, si annoia, ho pensato (da noi è tranquillo, poche persone passano o passano durante il giorno, ma lei è sempre fuori dal cancello, a osservare la vita), quindi si diverte, saltando su una pala, ricordando la sua giovinezza. Ma ho subito capito che no, non si tratta di giocosità e gioco. Si tratta chiaramente di qualcos'altro. Qualcosa in questa pala le sembra pericoloso, minaccioso, e quindi sembra che si stia proteggendo da questa cosa pericolosa. Attacca, morde la pala, comincia ad abbaiare, perdendo la voce di cane. Quando non ce la fa affatto, corre di lato, raschia febbrilmente la neve sulla strada, torna alla pala e abbaia di nuovo. Mi fermo e la guardo. Provo a parlarle gentilmente, ad accarezzarla, ma è inutile. Si gira ed entra di nuovo in una crisi isterica. Cerco di parlarle in modo severo, di dirle di tornare a casa e basta, di non sforzarsi così, la pala rimarrà qui finché non avrò spalato tutta la neve. Niente. Sono solidale con lei, capisco che tutto questo non le sta accadendo di sua spontanea volontà. Non può fermarsi mentre vede la pala, proprio non può! Sembra che una volta fossero molto offesi. E ora, anche se non la offendono, ogni pala ora sembra un nemico e rappresenta un pericolo per lei. Pensavo che molto spesso nella mia pratica incontro un fenomeno simile nelle relazioni umane. E anche che una persona può essere aiutata. Ma solo a condizione che sia pronto a correre il rischio di affrontare la sua dolorosa esperienza, viverla e lasciarla nel passato. Questo ti permetterà di liberare la tua vera relazione dall'aspettativa del dolore e dal desiderio di mordere, proteggendoti per ogni evenienza prima che qualcun altro causi dolore. Questo mi ha fatto sentire bene. Una persona può essere aiutata. Ma Nicole è improbabile. Non resta che essere paziente e affettuoso con lei. Non appena la pala esce dal campo visivo di Nicole, il suo sguardo si schiarisce e lei diventa la stessa. Ora si muove con fare affettato e mi guarda negli occhi: “Accarezzami… beh, oppure regalami qualcosa».