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"Tutti coloro che hanno o hanno avuto genitori hanno problemi" - ho sentito questa frase in un webinar di formazione da Dmitry Kovpak, autore di oltre un centinaio di articoli scientifici sulla psicoterapia. E questa non è una cospirazione per incolpare i nostri genitori. Si tratta del fatto che i nostri genitori, con le migliori intenzioni, ci trasmettono quello che hanno... Ma non sempre hanno la migliore esperienza. E noi, assorbendo tutto incondizionatamente fin dall'infanzia, a nostra volta trasmettiamo ai nostri figli sia il bene che il non del tutto utile. Ma ai nostri tempi, puoi affrontare questo problema in modo più consapevole e riconsiderare il tuo atteggiamento genitoriale. In continuazione del post precedente, consideriamo altri “ordini” inconsci dei genitori: - NON FARE SUCCESSO! Alcuni genitori non notano i successi o li trattano con condiscendenza. E la ragione potrebbe essere che il genitore è inconsciamente geloso del fatto che suo figlio abbia più successo di lui. E quando faceva qualcosa, veniva comunque criticato. E poi la convinzione si stabilisce fermamente in lui: “Se faccio qualcosa, allora qualcuno verrà sicuramente e inizierà a criticare. Ed è meglio che non lo faccia. E comincia a rimandare "per dopo", si arrende a metà strada, non fa progressi... - NON ESSERE IL PRIMO, NON DISTINGUERSI! La mamma diceva sempre: “Non essere il primo, sii nel mezzo, non sporgere la testa!” E il bambino sviluppa la paura di esprimersi, la paura di parlare in pubblico - è meglio non annunciarsi, sedersi in silenzio e tenere la testa bassa... - NON FARLO! NON FARE NIENTE! Questo è un divieto di indipendenza. Il bambino sta cercando di fare qualcosa e dice: “Dove stai andando?!” Dobbiamo fare questo, non quello!” Bambino: “Volevo solo fare...” “Te l’hanno chiesto?!” Dove sei andato?!" Di conseguenza, vi è il divieto di qualsiasi azione indipendente. Ecco come nascono le persone CONTROLLATE. E può già lavorare SOLO sotto la guida di qualcuno... - NON PENSARE! Questo è il momento in cui i genitori o gli insegnanti richiedono una reazione rapida: “Cosa ne pensi?!” Questo è elementare?! Basta pensare! Rispondi velocemente!". E il bambino diventa una specie di ameba nella vita: non gli è permesso pensare. Ed è in una routine totale... - NON PROPRIETARIO! Un bambino piccolo va al parco giochi e vuole solo giocare. La mamma è venuta e ha detto: "Questo ragazzo è un prepotente, non hai bisogno di comunicare con lui!" oppure "Ha genitori ricchi, non può competere con te". Cioè, tale divisione e confini rigidi. E il bambino inizia a limitarsi nella comunicazione: un divieto di comunicazione, "non consentito"! E poi, nella vita adulta, il bambino provoca solitudine. E per oggi, credo, basti la nostra consapevolezza infantile. La prossima volta continuerò con l'esercizio.