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Dall'autore: appunti di uno psicologo. Ciò che nasce tra sessioni educative e terapeutiche conta quante corde ha la tua anima Uno, due, tre: una melodia semplice, ma, come sai, le persone sono attratte dalla semplicità, quindi ci sarà un ascoltatore e un ritmo. e ci sarà un kalinka completo: lampone! E-e-suona l'armonium!! Quattro - e ora hai bisogno di un arco, così che da sotto lo strumento premuto sotto il mento, dopo scale infinite, nascano suoni straordinari, che riflettono nei loro straripamenti tutta la trepidazione e il dolore, le speranze e sogni, impulsi e desideri. Suona, musicista, ci crederò... Cinque, sei, sette, nove - la chitarra ci parla, con bassi o acuti penetranti emette tutta la sua vita, finché non diventi rauco, finché il tuo cuore batte forte o il manico batte il palco. Intensità di emozioni, eccesso di passioni, latino, flamenco e rock. O ventisette, o anche ottantasei - come nel numero degli anni vissuti, l'arpa racconterà di una giovinezza perduta e così affascinante o acquisita all'improvviso, ma non congelata in un rigoroso schema di saggezza. E qui suoni. Stai facendo l'assolo. O in un duetto. A volte in trio, in quartetto, in qualche altro ensemble vocale-strumentale, magari anche in un'orchestra. Sinfonico. Entri puntuale, affini le tue abilità, ti fondi in un unico suono e ricevi una standing ovation. E a volte rompi i fili. Non importa perché, quando o come. Durante una prova o sull'accordo finale, per disattenzione o per uno scatto furioso. Le corde si rompono. E si confondono. E quanto più ce ne sono, tanto più confuso è l'insieme delle esperienze. E la musica non suona finché tutto non migliora. Secondo me, è così che la psicologia è collegata all’arte.